Le mille bolle di tutti gli sport: tra poco ci sarà anche il tennis con lo US Open



In questa situazione che si sta lentamente trasformando da emergenza distopica a nuova normalità, il tennis si appresta a mandare in scena uno dei suoi eventi più importanti in quella che fino a pochi mesi fa era uno degli epicentri della pandemia di COVID-19.

Un’impennata di casi in Spagna ha appena costretto ATP e WTA a cancellare uno dei loro tornei cardine, ovvero il Mutua Madrid Open, ma dall’altra parte dell’oceano, al Billie Jean King National Tennis Center di Flushing Meadows, i preparativi continuano febbrilmente per ospitare un inedito “double header” composto dal Western&Southern Open, solitamente ospitato al Lindner Family Center di Mason, Ohio, e il tradizionale US Open.

Sotto la guida del Dottor Brian Hainline, Chief Medical Officer della NCAA e membro del Board della USTA, è stato approntato un protocollo sanitario per limitare al massimo le possibilità di contagio tra i partecipanti al torneo e tutte le migliaia di persone che servono per far funzionare l’imponente macchina organizzativa dello Slam newyorkese.

 Alla base del protocollo della USTA c’è il concetto di “bolla”, in inglese “bubble”, che racchiude l’idea di un ambiente più o meno sterile, isolato dal mondo circostante, nel quale gli abitanti sono frequentemente testati e seguono comportamenti per eliminare o fortemente limitare i contatti che potrebbero potenzialmente diffondere il contagio. Ciò vale sia per quel che riguarda le interazioni con individui al di fuori della bolla, sia per quanto concerne i contatti tra membri della bolla.

L'articolo completo è su Ubitennis.

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